Padova, Giotto e la Cappella degli Scrovegni
Con oltre 300 mila visitatori all’anno, provenienti da tutto il mondo, la Cappella degli Scrovegni, dipinta da Giotto tra il 1303 e il 1305, rappresenta una delle principali attrazioni della città di Padova, senz’altro la prima in ambito culturale.
Famosa a livello planetario per la sua volta stellata su fondo blu intenso, la Cappella intitolata a Santa Maria della Carità ospita nelle pareti il ciclo di affreschi con Storie di Anna e Gioacchino, di Maria, di Gesù, Allegorie dei Vizi e delle Virtù e, nella controparete, Il Giudizio Universale, con il quale si conclude la vicenda della salvazione umana. L’intero ciclo è considerato un capolavoro assoluto della storia dell’arte ed è preso a metro di paragone con qualsiasi altra opera attribuita al maetro toscano.
L’iconografia
Il progetto decorativo della Cappella – eretta nel 1301 dal ricco banchiere Enrico Scrovegni come oratorio privato annesso al palazzo residenziale – parte dalle ispirazioni del teologo agostiniano Alberto da Padova. Il ciclo iconografico esprime una storia coerente ed unitaria che è possibile scoprire durante le visite alla Cappella, da prenotarsi in tutti i periodi dell’anno con un certo anticipo.
Le storie narrate da Giotto con i suoi dipinti rappresentano la vita di Gioachino ed Anna e quella di Maria, con l’Annunciazione e la Visitazione. Iniziano successivamente le storie della vita terrena di Gesù, che si concludono con la narrazione della Pentecoste.
Sotto alle storie di ispirazione evangelica sono rappresentati i cicli delle classiche quattro virtù cardinali (Prudencia, Fortitudo, Temperantia, Iusticia) e tre virtù teologali (Fides, Karitas, Spes) che si scontrano a coppie con i relativi sette vizi capitali (Stultitia, Inconstantia, Ira, Iniusticia, Infidelitas, Invidia, Desperatio) per il raggiungimento del Paradiso.
Infine, l’ultima scena del ciclo pittorico rappresenta il Giudizio Universale con la visione del Paradiso. Lo storico dell’arte e filologo Giulio Pisani svela un dettaglio sfuggito ai critici precedenti e legato alla rappresentazione delle quattro fiere poste sotto al trono del Cristo Giudice. Tradizionalmente, le quattro fiere rappresentavano i quattro evangelisti. Nell’iconografia di Giotto, invece, esse colgono quattro attributi del Cristo. Spiega Pisani:
«Orsa e pesce, centauro, aquila e leone sono simboli cristologici che la cultura medievale, specie dopo il Mille, in epoca romanica, riprende dalla più antica tradizione cristiana: rappresentano allegoricamente il battesimo, il dono dell’immortalità, la vittoria sulla morte, la giustizia».
Stile degli affreschi
Considerato un anticipatore, per molti versi, dello spirito rinascimentale che seguirà di molti secoli, Giotto introdusse nella propria arte elementi di naturalezza, volume ed espressività che produssero un netto distacco con il manierismo bizantino che lo precedette.
Nello specifico della Cappella degli Scrovegni, uno degli elementi di grande interesse è dato dal progetto unitario della decorazione, che tenne conto non solo delle scene descritte sopra, ma anche dei partimenti decorativi e delle architetture simulate, secondo una visione complessiva dell’opera che svela la grandezza dell’artista e la maturità raggiunta a quel punto della sua carriera.
Una visita alla Cappella degli Scrovegni di Padova è dunque un doveroso omaggio ad un maestro assoluto della pittura di tutti i tempi in uno dei contesti che meglio ne hanno raccolto lo spirito e l’eredità, meta costante di milioni di visite da parte di appassionati e curiosi di ogni provenienza.
Per sapere come l’Hotel Tritone organizza le visite alla Cappella degli Scrovegni e agli altri poli di interesse culturale nel territorio, è possibile scrivere qui o chiamare lo (+39) 049 8668099.