Arquà Petrarca è uno dei borghi più belli d’Italia: una giornata con il Poeta
Una volta amato da un poeta, un luogo diventa eterno, sospeso tra il passato di un’epoca irripetibile e un presente di dolce nostalgia che trasforma il perdersi in un ritrovarsi.
Vasti boschi di castagni, noci, faggi, frassini, roveri coprivano i pendii di Arquà, ma erano soprattutto la vite, l’olivo e il mandorlo che contribuivano a creare il suggestivo e tipico paesaggio.
È il 1369, quando Francesco il Vecchio, Signore di Padova, dona al poeta Petrarca un appezzamento di terra ad Arquà, nel cuore verde dei Colli Euganei. Un locus amoenus in cui rifugiarsi in un tempo infinito, scandito da sonetti ed emozioni.
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La casa del Petrarca
Un riparo per le grandi tempeste della vita, un’oasi in cui godere le dolcezze degli ultimi anni, una via d’accesso a quell’altrove dove le emozioni sono così vicine da spiegarsi in poesia autentica. Arquà diventa questo e molto di più per Petrarca, che dalla sua villetta, con la figlia Francesca, il genero Francescuolo e la nipotina Eletta, può ammirare lo spettacolo agreste dei dolci pendii Euganei.
Per non allontanarmi troppo dalla mia chiesa, qui fra i colli Euganei,
a non più di dieci miglia da Padova,
mi sono costruito una casa piccola ma deliziosa, cinta da un oliveto e da una vigna,
che danno quanto basta ad una famiglia numerosa, ma modesta.
E qui, benché ammalato, vivo pienamente tranquillo, lontano da ogni confusione,
ansia e preoccupazione, passando il mio tempo a leggere e a scrivere.
A chiudere gli occhi si riesce quasi a vederlo, il Petrarca: nel suo studiolo, con una coperta sulle gambe a sfogliare i suoi amati libri, come se non esistesse altro nella vita che quell’amore consumato tra l’inchiostro.
In via Valleselle, il respiro del poeta anima ancora i rari oggetti familiari tra le pareti che raccontano le sue opere più belle, il Canzoniere, i Trionfi, l’Africa. Storie di mondi lontani o vicinissimi, interiori o fragorosamente concreti.
Oratorio SS Trinità e Loggia dei Vicari
Un paese accarezzato mille e mille volte dall’incedere sereno e leggero di un passo stanco, prossimo alla fine. In via Castello, ancora oggi, ci si può raccogliere in preghiera nell’Oratorio SS Trinità, dove il poeta giungeva a fine giornata, dopo la riunione con i capifamiglia del borgo nella Loggia dei Vicari. Oggi l’altare Seicentesco è incorniciato dalla Trinità di Palma il Giovane e dalle statue di S. Cristoforo e di S. Lucia.
Chiesa di S. Maria, fontana e tomba del Petrarca
Quando il poeta esalò l’ultimo respiro – tra i suoi amati libri – nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 1374, il funerale si tenne nella chiesa di S. Maria Assunta.
Da allora, abbracciato dai roseti e i frutteti, riposa in un’arca di marmo rosso, costruita dal genero accanto a quella stessa fontana da cui attingeva acqua. Sull’arco frontale si legge il distico in latino: “Un nume abita in questa fonte, o straniero: venera quest’acqua, bevendo la quale il Petrarca poté cantare versi divini”.
Fondazione musicale Masiero e Centanin
Dopo aver accompagnato il poeta per le viuzze del borgo che porta il suo nome, si può ammirare l’esposizione di 25 pianoforti del XVIII e XIX secolo – a coda, a tavolo, verticali – presso la villa Centanin in via degli Ulivi. Nel mese di luglio, durante il Festival Euganeo d’Estate, l’Orchestra delle Venezie ne riempie l’aria di delicate note.
Dopo aver visitato questo piccolo tempio della poesia, si può riviverne l’atmosfera tra luci, profumi e aromi nell’esclusiva SPA Arquà Petrarca dell’Hotel Tritone.
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